Un problema della psicologia: il coaching

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Sempre più professionisti stanno entrando sui social con una bella foto editata con gimp, e nella bio-curriculum una parola specifica, la parola del momento: coaching.

Coach e coaching indicano la professione del momento, quel professionista della crescita personale, del benessere e dello sviluppo delle potenzialità.

Eppure..queste mission professionali sono già presenti in un codice deontologico: il c.d. degli psicologi. Perché allora una persona dovrebbe affidarsi ad un coach piuttosto che ad uno psicologo? Possiamo anche riscrivere la domanda come..

CHE DIFFERENZA C’È TRA UNO PSICOLOGO ED UN COACH?

Innanzitutto, un coach NON è uno psicologo, e chi fa coaching non applica (o almeno non dovrebbe applicare) tecniche psicologiche.
Sembra un’introduzione banale, ma implica una serie di condizioni rilevanti. Il coaching NON è un’attività regolamentata dallo Stato, mentre l’attività psicologica si. Infatti chiunque può definirsi coach, mentre uno psicologo può definirsi tale dopo 3+2 anni di formazione universitaria e un tirocinio professionalizzante. Tale tirocinio dura 12 mesi e deve essere svolto presso uno psicologo con almeno 3 anni di esperienza. E successivamente è previsto un’esame di stato da sostenere, composto da 4 prove che valutano non solo le capacità teoriche del futuro professionista sanitario, ma anche le sua capacità pratiche.

Lo psicologo è iscritto all’albo della propria professione, ed è legato al proprio codice deontologico. Un coach NO. Il c.d. serve a tutelare in primis il cliente dello psicologo, che spesso si trova in una relazione asimmetrica rispetto al professionista. Educa e dirige nelle attività pratiche lo psicologo. Punisce il professionista che trasgredisce le leggi, con punizioni che possono sfociare anche nel penale. Chi tutela un cliente da un coach?

Inoltre, il c.d. serve anche a tutelare la professione psicologica dall’abusivismo. Perché se una persona non-psicologo decide di usare e/o insegnare tecniche psicologiche per il proprio lavoro, è un abusivo. Abusa della professione di psicologo, che già deve affrontare di suo problemi relativi a pregiudizi e stereotipi.

Per i lettori che sono arrivati alle conclusioni, mi preme specificare un’ultima cosa: coach e psicologi sono persone, sono spesso professionisti preparati nei rispettivi settori, ed esistono buoni e cattivi professionisti da ambo i lati (in termini di attitudini e raggiungimento di obiettivi prefissati). La differenza a mio parere sta nella regolamentazione.

Una professione regolamentata tutela in primis il cliente, come già citato in precedenza. E chi va dallo psicologo è tutelato non solo dallo Stato, ma anche dal codice deontologico degli psicologi.

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