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Attacco di panico e terapia cognitivo comportamentale: come intervenire?

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La terapia cognitivo comportamentale (CBT) è un metodo collaudato per il trattamento di molti disturbi legati all’ansia, incluso il disturbo da attacco di panico.

COS’È UN ATTACCO DI PANICO?

Un attacco di panico è un periodo di paura o ansia in assenza di vero pericolo e accompagnato da sintomi cognitivi o somatici. Ha un esordio rapido, raggiunge un picco entro pochi minuti in cui si verificano almeno quattro dei 13 sintomi caratteristici:

  • tachicardia
  • dolore toracico
  • sudorazione
  • tremore
  • vertigini
  • rossore
  • bruciore allo stomaco
  • svenimento
  • affanno.

È comune nella popolazione generale con una prevalenza a vita dall’1% al 4% .

PSICOTERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE PER L’ATTACCO DI PANICO

Non esistono prove inequivocabili di efficacia garantita a supporto di una terapia psicologica rispetto alle altre.

Tuttavia, molte evidenze mostrano che la CBT (Cognitive Behavior Therapy) ottiene risultati migliori rispetto ad altri interventi. L’obiettivo della terapia cognitivo comportamentale per attacco di panico è aiutare la persona a sviluppare le capacità di riconoscere la connessione tra i propri pensieri, sentimenti e comportamenti. Applica quelle abilità per gestire il modo in cui i propri pensieri e sentimenti interagiscono e influenzano i loro comportamenti. La terapia cognitivo comportamentale insegna abilità di coping correlate all’ansia e agli attacchi di panico, tra cui la ristrutturazione cognitiva e la rifocalizzazione, il problem solving, le tecniche di rilassamento.

ALCUNE TECNICHE COGNITIVO COMPORTAMENTALI PER IL DISTURBO DA ATTACCO DI PANICO

La ristrutturazione cognitiva e mira a far imparare la differenza tra pensieri razionali e irrazionali, o distorsioni cognitive. Una volta che qualcuno è in grado di identificare queste distorsioni, può iniziare a lavorare per ristrutturare i propri pensieri in modi più sani e produttivi. La CBT può anche aiutare le persone a valutare i trigger dei loro attacchi e imparare modi per riformulare questi eventi in modo che siano meno attivanti.

La terapia dell’esposizione, inquadrata dentro il processo di desensibilizzazione, comporta l’esposizione della persona al fattore scatenante che gli sta causando stress. Con l’esposizione prolungata, l’ansia legata al fattore scatenante inizia a diminuire. Con l’allenamento continuo il qualcuno può diventare desensibilizzato allo stimolo, diminuendo così l’ansia ad esso correlata.

Il rilassamento muscolare è un altro modo per una persona che sta vivendo un attacco di panico per riprendere il controllo del proprio corpo. Il rilassamento muscolare funziona concentrandosi su singole sezioni del corpo e rilassando i muscoli in quella sezione, muovendosi gradualmente attraverso il corpo fino a quando tutte le parti del corpo sono rilassate.

EFFETTI “COLLATERALI” DELLA PSICOTERAPIA

  • Ritardo di diagnosi: quando si ha la convinzione di trattare in maniera appropriata un disturbo e questo non è vero.
  • Peggioramento dei sintomi psichici: la psicoterapia, se praticata da un terapeuta poco preparato, può peggiorare l’andamento di una psicopatologia.
  • Dipendenza dal setting terapeutico.
  • Errate indicazioni ad una psicoterapia rispetto al disturbo psichico che si vuole curare: non tutti i disturbi mentali hanno l’indicazione di essere trattati con una psicoterapia da sola ma con un’integrazione con farmacoterapia.

 

 


Bibliografia

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