Distorsioni cognitive: io non sono i miei pensieri

Condividi l'articolo!

Cosa sono le Distorsioni Cognitive e perché ne siamo vittime?

A volte capita di provare emozioni negative senza un effettivo motivo, o di vedere tutto bianco o nero. Ci colpevolizziamo per cose che non dipendono da noi e sovrastimiamo i nostri errori.
Queste modalità di pensiero dipendono da schemi disfunzionali che abbiamo costruito nella nostra mente e che ci portano a produrre risposte altrettanto disfunzionali.

Secondo Beck, l’artefice della nascita dei pensieri negativi è la Triade Cognitiva (il Sè, il Mondo, il Futuro). I fatti vengono letti attraverso un filtro che distorce l’evento e in tal modo conferma il pensiero negativo stesso (Beck, 2013). Esempio:

“Sono incapace, stupido, fragile”Idee disfunzionali sul Sé.
“È troppo complicato, nessuno mi capisce”Idee disfunzionali sul Mondo
“Non c’è nessuna via d’uscita, soffrirò sempre”Idee disfunzionali sul Futuro

La peculiarità di queste idee è che sono automatiche, improvvise, non richiedono uno sforzo e ci sembrano vere.

Secondo il modello ABC di Beck, quando ci troviamo di fronte a una Situazione (A), non arriviamo subito alle Conseguenze (C), ma mettiamo in atto delle Credenze (B).
Le Credenze dipendono dalle nostre esperienze pregresse, dai nostri timori e tendono ad assumere carattere di certezza. Quando però non sono supportate da dati empirici ecco che prendono vita le Distorsioni Cognitive, corroborate dalle idee automatiche diventate pervasive e costanti.

Beck individua 6 principali Distorsioni Cognitive (Leveni, Michielin, Piacentini, 2014):

  • L’inferenza arbitraria – secondo cui arriviamo ad una particolare conclusione senza evidenze sufficienti e certe.
    es: “Ha letto il mio messaggio e non mi ha risposto” Sicuramente è arrabbiato con me.
  • L’astrazione selettiva – a causa della quale prestiamo maggiore attenzione agli aspetti negativi ed escludiamo gli altri.
    es: “Durante la mia presentazione due persone hanno sbadigliato” Sono un terribile oratore, non sono in grado di parlare in pubblico.
  • L’ipergeneralizzazione – mediante la quale generalizziamo ad un intero settore le caratteristiche tipiche di una sola situazione.
    es: “Ho preso 18 all’esame” Sono un fallimento, non riuscirò a laurearmi.
  • L’ingigantimento o la minimizzazione – che ci portano a percepire o a valutare un evento per eccesso o per difetto, discostandoci dalla realtà.
    es: “Ho ottenuto la promozione” Sono stato fortunato, non ho fatto un granché.
  • La personalizzazione – ossia l’attribuzione a noi stessi della responsabilità di eventi che sono al di fuori del nostro controllo.
    es: “Mia madre è arrabbiata” Ho sicuramente fatto qualcosa di sbagliato.
  • Il pensiero dicotomico – attraverso cui categorizziamo tutte le nostre esperienze nei poli opposti, positive o negative.
    es: “Non ho un fidanzato” La mia vita non vale nulla.

A queste 6 ne vengono, poi, aggiunte altre 4 distorsioni cognitive:

  • La lettura del pensiero – ovvero quando siamo convinti che le persone provino determinate emozioni o pensino qualcosa in assenza di prove concrete.
    es: “Il mio capo mi odia” Gli si legge in faccia.
  • Le doverizzazioni – che ci impongono come dovremmo essere senza lasciare spazio agli errori.
    es: “Devo essere il migliore del corso” Se no deluderò le aspettative di tutti.
  • Il pensiero catastrofico – ovvero credere di sapere cosa ci riserva il futuro dando per certo che tutto andrà male e che non ci sarà modo di uscirne.
    es: “Ho mal di testa da tre giorni” Non guarirò mai.
  • Il ragionamento emozionale – mediante il quale crediamo vero qualcosa in base a ciò che proviamo in quel momento.
    es: “Mi sono sentito ansioso mentre ero con la mia amica” Non devo più uscire con lei.

È possibile affrontare queste distorsioni cognitive attuando delle strategie e ristrutturando i nostri schemi cognitivi. Possiamo chiedere aiuto ad uno psicologo per affrontarlo o provare a farlo da soli imparando a:

  • RICONOSCERE le convinzioni e pensieri disfunzionali alla base del nostro disagio;
  • MODIFICARLE, sostituendole con interpretazioni maggiormente realistiche e funzionali.

Albert Ellis ideò la RET (Rational Emotive Therapy), secondo la quale bisogna costantemente mettere in dubbio i pensieri irrazionali e sostituirli con credenze razionali (Sanavio, 2011).

Ricordiamoci prima di tutto che un pensiero non corrisponde a un fatto e che spesso i nostri pensieri non rispecchiano perfettamente la realtà.
Proviamo a rintracciare nella nostra mente il pensiero negativo originario. Come è nato, in quale situazione e con quale risultato. Chiediamoci se quel pensiero non è stato vittima di una distorsione cognitiva che ci porta adesso a interpretare la realtà attraverso un filtro irreale.

COME POSSIAMO AFFRONTARE LE DISTORSIONI COGNITIVE?

Potremmo prendere in considerazione altre spiegazioni, pensare a cosa farebbero altre persone al nostro posto. Oppure potremmo prendere nuovamente in esame tutti gli elementi della situazione e assicurarci di averli letti correttamente. Può essere utile ricordarci che non esiste niente di assoluto, bianco o nero, giusto o sbagliato e che non dobbiamo pretendere di essere perfetti perché nessuno al mondo può esserlo.

E prevedere il futuro? Beh, per quello lasciamo che sia Harry Potter a occuparsene, ma se avete ricevuto la lettera da Hogwarts quella è tutta un’altra storia.

 

 


Bibliografia

Beck, J. (2013). La terapia cognitivo-comportamentale. Astrolabio.

Leveni, D., Michielin, P., Piacentini, D. (2014). Superare la depressione. Un programma di terapia cognitivo-comportamentale. Firenze: Eclipsi.

Sanavio, E. (2011). Le psicoterapie. Il Mulino.

Articoli sempre aggiornati sul mondo della Psicologia

Direttamente nella tua casella di posta!